Uè facc d cazz

A com t ven d dich che chede puttenet ie ne favl? Mo tagghiaraccuntall i ne sorie bell
 
PATTRIZZIA

     Il prottagonista di questa storia è un bravo ragazzo di 14 anni del SanPaolo (ma non lavorava in banca) che invece di seguire le orme dei suoi amici(tutti dei gran basterd), che ormai si davano alle rapine a mano armata, si occupava di un affare molto più pulito: riscuotere le tangenti dalle lavanderie (questa vaccata è venuta così, forse a causa del clima brasilan-carnevalesco di questi giorni). In realtà questa era per il nostro eroinomane (cioè eroe) un'attività secondaria, percgé egli si dedicava soprattutttto di prostittuzzione minorile. Gli affari non andavano troppo bene anche perché la sua unica dipendente (tale Pattrizzia) aveva con iclienti un solo tipo di rapporto che non so proprio come fare per spiegarvi quale. Forse è il caso di fare un piccolo flescbec nell'infanzia di Pattrizzia per scoprire, con l'aiuto di sottili metafore, quale sia l'attività praticata dalla nostra lei, e come essa (lei la Pattrizzia) abbia iniziato a iniziarla. Iniziamo!!!

FLESC-BEC

     Siamo nel lontano 1987 quando la dolce Pattrizia aveva undici anni ed era nel piano della sua fanciullezza. Una mattina come tante altre la nostra aveva fatto sega a scuola, nel senso chi il suo simpattico professore di disegno le aveva insegnato un simpatico giochetto da fare in due, usando una mano (quella di lei) ed una cosa che non si può nominare me che secondo me è un cazzo (quello di lui). Tornando a casa la piccola (180 Kg di stazza) incontrò un classico guappo barese vestito in stile barocco-ganzo-tamarro-liberty, ovvero: anfibi rossi a puà nei, pantaloni da alpino nella guerra '15-'18 /già presi usati all'epoca), praticamente un buco con un po' si stoffa intorno, giubbino di gins bianco senza niente da sotto, orecchino con profilattico e fular della nonna centotreenne (103N) pietosamente spacciato per bandana messicano; il tutto corredato da sinfonia di rutti e miasmi ascellari da far impallidire le famigerate fogne di Calcutta. La fanciulle rimase ovviamente travolta dall'irresistibile fascino di quella misteriosa creatura e pensò fra sè e sè: "Porca puttana di quella troia di Eva!!!". Poi si fece coraggio e disse:"Ciao". Lui, colpito dall'aspetto della bimba (che per ora non descriviamo perchè pensiamo che il vostro stomaco non sia ancora pronto) esclamò con voce calda e sensuale: "Vaffanculo, merda". E così Pattrizzia si innamorò della creatura e tornò a casa col cuore pieno di gioia ed andò subito a raccortare l'accaduto alla sua mamma (poetessa di indiscussa fama, ora in declino) la quale, come solòo una mamma può dire, le sussurrò: "Ma và a fà li b'cchin, p'ttan!!!". Lì per lì la piccola non afferrò il messaggio nascosto fra le righe di questi versi ermetici e secise di andare achiedere chiarimenti alle sue amichette Dominghetta e Ughina entrambe attrici di successo appare come coprotagoniste in Kolossal come "Pornociaild-Le zoccole non hanno età","Littoless-Passaggi difficili" e via scopando. Le due scoglie chiarirono alla piccola balenottera il significato delle parole materne: erano una chiara espressione della preoccupazione diffusa tra le mamme degli anni '80, ovvero:"Può una famiglia vivere con un solo stipendio? Oppure è meglio che pure le femmine muovano un po' il culo per sbarcare il lunario?". Avendo capito l'apprezzamento per l'amore della piccola da parte della madre ed avento riconosciuto l'esattezza dell'ipotesi... la piccola si diede da fare per intraprendere la professione indicata dalla mamma che, essendo esperta della vita e anche di cazzi, aveva anche specificato la specializzazione più redditizia e sicura. E da allora Pattrizzia prepara bocchinotti con la marmellata davanti a uomini nudi!!!

FINE FLESC-BEC

     Ora lei continua questo mestiere per poter un giorno sposare il suo mostriciattolo.

     Ma torniamo al nostro prottagonista del quale possiamo finalmente fare il nome: Nicola Tunzi. Il nostro eroinomene è un po' cresciutello per la sua età, infatti è alto 1,90m pesa 100Kg ed al posto del cazzo cià una sbranga di acciaio di 30cm (tipo negrone africano) che è solito grattarsi con foga.

     Gran parte della giornata veniva spesa dal nostro Nicola dibattendo con i suoi gombagni fedeli. Ecco un tipico dialogo:

Nicola: "Mò ci paranoia"

Frend: "Mò ie ver"

Nicola: "Mò cià pall"

Frend: "Nicò m stoc a fracassà li chigghiun"

Nicola: "A me muà dich"

Frend: "Nicò ama scì a p'ttan?"

Nicola :"Pur iush?"

Frend :"Scià..."

Nicola :"Vabbò"

E questo 358 giorni all'anno.

     La vita di Nicola era dunque un circolo vizioso (come il club dei giocatori d'azzardo), infatti: Lui fa il magnaccio per Pattrizzia-Lei gli dà i soldi-Lui usa i soldi per andare a puttane. Perché non vada direttamente con Pattrizzia è pacilmente spiegabile con la debolezza di stomeco del nostro eroe.

     Ma nel giorno in cui si svolge la nostra storia succede qualcosa che nessuno potrebbe immaginare e che forse non accade davvero ma comungue mio figlio a quella squola lo mando. (Scusate l'errore lo so che Squola si scrive con la lettera maiuscola ma fa l'ostesso). Dac cordo?

     Egli decise di andare a fare un giro nel quartiere di Barti più bello e STUPEFACENTE: Iapigia. Gli avevano detto che l' si trovava la felicità a poco prezzo e che c'era la neve anche se era estate e dunque decise di andarcicicivi... insomma di prendere lauto bus. Sulla corriera c'era solo lui e c'era anche laut ista ma topo un po' salì un tizio strano che subito si rivelò essere un milanese (mataux, che razza di merda). Questo lumbard andava anche lui a Iapigia ma a noi nonce ne sbatte una mazza. Egli era espansivo e iniziò subito a rompere i coglioni con la sua tipica parlata del cazzo:" Uèi, figa, sei di Bari te? Figa dai rispondi; uèi dai, dimmi qualcosa su figa; vai a dar via ilò cùl, cazzo dai parla, sarai mica muto, figa..."

     Il nostro Nicola reagì a questo turbinio di fighe cazzi e culi con un ainconsulta reazione fisica: si sborrò nelle mutande (visto che era un giorno che non scopava è comunque comprensibile)

     Il milanese (bastardo) vide la scena e pensò:"Che merda di gente" e subito dopo si sparò una perazza che avrebbe steso il Ciccio 24 ore dei tempi migliori e tutta la comunità di Don Gelmini in un colpo solo. Dopo ciò, lievemente sballato si dichiarò fedele alla linea dura dell'OLP e tentò di dirottale il pullman, vincendo così un favoloso calcio nei coglioni da parte di laut ista che lo catapultò in un simpatico bidone dell'immondizia dal quale non uscì mai più. Man mano che il pullman si inoltrava nel quartiere, tutto appariva veramente stupefacente e Nicola non vedeva l'ora di trovare la felicità. Scese dal pullman e incrociò molti tipi strani; nell'ordine: I mè (detto anche A Magurizie), Attila, Ittalia 90, USTEFN, Pasqual u scem, Eros Ramazzotti e Marco Masini; ma egli non badò a loro eproseguì alla ricerca della felicità.

     Credette di averla trovata quando vide un pezzo di fica alta due metri, con un culo da competizione e due tette alla Samantha Fox che gli offriva una roba bianca polverosa che chiamava polvere d'Angelo. Ora, visto che Nicola già era rincoglionito per i fatti suoi e che era arrapato come un porco giamaicano credette che fosse il lievito che la mamma usava per fare i dolci (fino a quando non si scassò di avere un figlio stronzo e tentò di avvelenarlo con il veleno per topi) e allora volle comprarlo per tornare alla sua infanzia (passata sì e no da due anni) almeno per un po'. Quando seppe il prezzo lanciò una bestemmia tale che una suoraccia di passaggio (abbituata al delicato linguaggio iapigesco) stramazzò stecchita (convinta che l'anticristo fosse arrivato); dopo di ché la troiaccia lo convinse che se ne poteva parlare e lo portò nel locale più scic della città: "A CANTIN DU TRMON". Qui gli offrì un drink dal nome latineggiante: epatfuit (ovvero: "se hai un fegato, scordatelo"). Al secondo bicchiere il nostro eroe raccontò di quando aveva liberato gerusalemme insieme ad Attila (quello vero) ed al Barone Rosso, al terzo cadde in stato comatoso.

     A questo punto fu spogliato di tutti gli ori che era solito portare addosso, di tutti i vestiti ma non delle scarpe (facevano schifo al cazzo). Dopo di ciò fu legato e, per rendere la cosa più allegra, gli infilarono una mazza in culo, gli appesero la bandiera del Milan e lo buttarono in un pullman di Ultras romanisti di passaggio. Nicola si risvegliò sulla Bari-Foggia sotto una tempesta di sprangate, cazzotti, calci nelle palle e via soffrendo.

     A questo punto egli capì tutto e, prima di svenire nuovamente, si formò nella sua mente un concetto chiarificatore di tutte le vicende della vita umana: "I FEMN SO TOTT ZOCCL".

 
MITTENTE:
COLINO LORUSSI
Largo SIRINGHE D'ORO 14
70130 IAPIGIA
 
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